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La TARI è la tassa sui rifiuti istituita per coprire i costi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, calcolata sulla base della superficie degli immobili e del numero di occupanti. Questo tributo si applica a chiunque possieda o utilizzi locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti, indipendentemente dal fatto che siano effettivamente abitati o meno.
Tuttavia, esistono casi specifici in cui è possibile ottenere un’esenzione totale dalla TARI, generalmente quando un immobile è inutilizzato e non produce rifiuti. In questo articolo esamineremo i requisiti per ottenere l'esonero dal pagamento della TARI, esplorando le principali casistiche di esenzione e i criteri stabiliti per agevolare cittadini in situazioni particolari.
La TARI, in quanto tassa che mira a coprire i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, è legata alla produzione di questi ultimi. Pertanto, il principio generale per l’esenzione è che questa tassa non è dovuta qualora un immobile non produca rifiuti.
La condizione principale per dimostrare l’inutilizzo di un immobile è l’assenza delle utenze domestiche, come allacci alla rete idrica, elettrica e del gas, condizione spesso (ma non sempre) di per sé sufficiente a dimostrare che l’immobile non è abitato e, di conseguenza, non produce rifiuti. Un ulteriore elemento che può dimostrare il mancato utilizzo è l’assenza di arredo all’interno dell’abitazione.
Alcuni comuni prevedono specifiche esenzioni dalla Tari per categorie di cittadini in condizioni economiche svantaggiate, rispondendo a criteri di equità sociale. In questi casi, l’esenzione viene riconosciuta a soggetti con redditi molto bassi, persone assistite dal Comune o individui in situazioni di grave disagio economico. Questo tipo di agevolazione varia a seconda del comune e può includere requisiti economici come un reddito inferiore a determinate soglie o il possesso di un ISEE particolarmente basso.
È importante considerare che le modalità per richiedere e ottenere l’esenzione possono variare da comune a comune. Alcuni di loro richiedono solo la verifica dell’assenza di mobili, mentre altri esigono anche l’assenza di utenze come condizione per riconoscere l’esenzione.
Per le abitazioni utilizzate solo in modo discontinuo, come le seconde case adibite a soggiorni stagionali o limitati a brevi periodi nell’arco dell’anno, è prevista una riduzione della TARI che si applica a tutti gli immobili che, pur producendo rifiuti, ne generano in quantità ridotta rispetto a un’abitazione principale, in quanto utilizzati solo per pochi mesi l’anno.
Il principio di questa riduzione è previsto dalla Legge di Stabilità del 2014, che stabilisce la possibilità per i comuni di riconoscere una tariffa ridotta in determinate situazioni, tra le quali:
Queste riduzioni, come nel caso delle esenzioni, sono a discrezione dei comuni e vengono stabilite tramite regolamenti locali che ne definiscono i criteri di applicazione e la misura percentuale.
I comuni hanno la facoltà di stabilire esenzioni e riduzioni della TARI in base a specifiche condizioni che comportano una produzione limitata o nulla di rifiuti. Questa flessibilità permette di adattare il tributo alle caratteristiche della comunità locale, includendo, ad esempio, riduzioni per abitazioni con un solo occupante, oppure agevolazioni per le utenze domestiche che abbiano avviato pratiche di compostaggio domestico, riducendo così la quantità di rifiuti conferiti.
In alcuni casi, ad esempio, possono estendere le esenzioni a ulteriori categorie che ritengono meritevoli di tutela anche se queste non comportano necessariamente una riduzione diretta dei rifiuti prodotti. Per queste esenzioni, il comune deve compensare il mancato gettito derivante dalla TARI attraverso altre risorse di bilancio, anziché dai proventi del tributo stesso. Questo approccio permette a tali enti di sostenere specifici gruppi di cittadini, garantendo al contempo la copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti.
Per quanto riguarda gli inquilini, il pagamento della TARI segue regole specifiche legate alla durata di permanenza nell’immobile.
In generale, la tassa è dovuta dal conduttore solo se la sua permanenza supera i sei mesi. Questo significa che, nel caso di locazioni brevi o temporanee, la Tari resta a carico del proprietario dell’immobile, dato che si presuppone che il periodo di utilizzo sia troppo breve per giustificare il pagamento dell’imposta da parte dell’inquilino.
Al contrario, se l’inquilino detiene l’immobile per un periodo superiore a sei mesi, diventa responsabile del pagamento della TARI.
Oltre alle esenzioni e riduzioni legate all’utilizzo dell’immobile, la normativa prevede anche la possibilità di ottenere una riduzione della TARI in caso di inefficienze nel servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Questa tipologia si applica in situazioni in cui il servizio non viene svolto secondo gli standard previsti o risulta inadeguato rispetto alle esigenze dei cittadini.
In particolare, può essere ridotta del 20% nei casi in cui il servizio di raccolta risulti inefficace, ad esempio per la scarsa frequenza dei prelievi o perché i cassonetti sono collocati a una distanza eccessiva dall’abitazione. Inoltre, una riduzione fino all’80% della tariffa può essere concessa quando il servizio viene sospeso per cause straordinarie, come scioperi prolungati o altri impedimenti organizzativi che creano una situazione di rischio per la salute pubblica o l’ambiente.
Nei casi in cui la raccolta rifiuti non venga eseguita in alcune zone specifiche, è previsto un ulteriore sconto sulla TARI, pari al massimo al 40% della tariffa. Questa riduzione si calcola in base alla distanza dal punto di raccolta più vicino, riconoscendo il disagio che i residenti devono affrontare per conferire i propri rifiuti.
Un’ulteriore categoria di esenzione dalla Tari riguarda quegli immobili che, per la loro natura o per l’uso cui sono destinati, risultano oggettivamente inidonei alla produzione di rifiuti. In questa categoria rientrano locali e strutture non caratterizzati da una presenza umana regolare o che sono destinati esclusivamente a scopi tecnici. Esempi tipici includono centrali termiche, cabine elettriche, vani per ascensori e altri spazi dedicati unicamente ad apparecchiature o macchinari.
Anche i fabbricati dichiarati inagibili, o sottoposti a interventi di ristrutturazione con regolare permesso, rientrano tra le categorie esenti, ma limitatamente al periodo di inagibilità o dei lavori di restauro. Rientrano in questa fattispecie, peraltro, anche le aree scoperte che costituiscono pertinenze di immobili tassabili, come androni, scale o altre zone comuni condominiali non utilizzate in modo esclusivo.
Dopo aver illustrato i principali casi di esenzione e riduzione della TARI, è utile chiarire se, in seguito alla relativa richiesta, sia necessario intervenire con una disdetta formale.
La risposta è no: nel caso in cui si ottenga un’esenzione dalla TARI, non è necessario procedere con una disdetta separata. L’immobile rimane registrato ai fini del tributo, ma senza alcun addebito per il periodo coperto dall’esonero. In altre parole, l’utenza resta attiva, ma l’esenzione sospende l’obbligo di pagamento finché le condizioni che ne giustificano l’applicazione continuano a essere rispettate.
La disdetta diventa invece essenziale quando si cessa definitivamente di possedere o utilizzare l’immobile, ad esempio a seguito di una vendita, di un trasferimento permanente o del termine di una locazione. In tali situazioni, la disdetta consente di chiudere ufficialmente la posizione contributiva presso l’ente comunale, interrompendo ogni obbligo di pagamento futuro della TARI per quell’immobile. La mancata comunicazione, al contrario, potrebbe comportare addebiti ingiustificati anche dopo l’abbandono dell’immobile.
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Quali sono i requisiti per ottenere l’esenzione totale dalla TARI?
Per ottenere l’esenzione totale dalla TARI, un immobile deve essere inutilizzato e non produrre rifiuti. Questo viene dimostrato, in genere, dall’assenza di utenze domestiche come acqua, gas ed elettricità e dall’assenza di arredi. Alcuni comuni concedono esenzioni per situazioni di disagio economico.
In caso di inefficienze del servizio di smaltimento dei rifiuti è possibile chiedere uno sconto sulla TARI?
Sì, se il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è inefficiente, è possibile ottenere una riduzione della TARI. Ad esempio, è prevista una riduzione del 20% per raccolte inefficaci o del 40% quando il punto di raccolta è troppo lontano. In casi gravi, come scioperi prolungati, la riduzione può arrivare all’80%.
Gli inquilini sono sempre tenuti a pagare la TARI?
Gli inquilini devono pagare la TARI solo se risiedono nell’immobile per più di sei mesi. Per locazioni brevi o temporanee, la tassa resta a carico del proprietario.