RECLAMI 23-12-2024

Cos'è il diritto all'oblio: definizione e come esercitarlo!

In questo articolo parliamo di...

Come il GDPR e la giurisprudenza europea hanno definito i confini di un diritto fondamentale nell’era digitale: ecco i casi di applicazione e le modalità di esercizio riconosciute dalla legge

Il diritto all’oblio è uno dei temi più rilevanti nell’ambito della privacy online. In un’epoca digitale dove le informazioni circolano senza sosta e rimangono consultabili per anni, tutelare la reputazione e la vita privata diventa un’esigenza primaria per ogni individuo.

Questo diritto, disciplinato principalmente dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e riconosciuto dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, consente di richiedere la rimozione o la deindicizzazione di contenuti personali quando risultano non più pertinenti, obsoleti o lesivi della propria dignità.

In questo articolo di LetteraSenzaBusta vedremo di cosa si tratta, quando si applica, quali sono i limiti e come esercitarlo in modo efficace.

Che cos’è il diritto all’oblio

Il diritto all’oblio, conosciuto anche come “diritto alla cancellazione”, permette a una persona di non essere perennemente associata a fatti del passato o informazioni superate che non rispecchiano più la sua situazione attuale. In pratica, se un contenuto online – come un articolo di giornale o un post su un blog – contiene riferimenti a eventi non più di pubblico interesse, oppure riporta informazioni inesatte o fuorvianti, è possibile chiedere ai motori di ricerca di rimuoverne i link dai risultati di ricerca (operazione detta “deindicizzazione”).

L’obiettivo è proteggere la reputazione e garantire un diritto alla riservatezza che possa prevalere sul diritto di cronaca o di informazione quando la notizia non è più rilevante per la collettività.

Tuttavia, il diritto all’oblio non implica la cancellazione di ogni traccia dal web: la rimozione definitiva dei contenuti può avvenire solo contattando il gestore del sito originario, che conserva i dati.

Origini e sviluppo normativo

L’avvento di internet ha reso le informazioni potenzialmente disponibili per un tempo illimitato, portando alla necessità di trovare un equilibrio tra libertà d’informazione e tutela della privacy.

Una pietra miliare nell’ambito del diritto all’oblio è la sentenza del 2014 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha riconosciuto la possibilità per i cittadini di richiedere la rimozione dei collegamenti a contenuti obsoleti, purché non sussista un interesse pubblico prevalente.

Successivamente, con l’entrata in vigore del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), l’articolo 17 ha formalizzato il “diritto alla cancellazione”, integrando a livello normativo quanto già affermato dalla giurisprudenza comunitaria.

Il GDPR stabilisce le condizioni in base alle quali le persone possono pretendere la rimozione o la deindicizzazione delle informazioni personali diffuse sul web.

Quando si applica il diritto all’oblio

Il diritto all’oblio si applica in diversi casi, tra cui:

Al contrario, il diritto all’oblio non si applica se l’informazione riguarda personaggi di rilievo pubblico o eventi che mantengono un chiaro interesse storico, giornalistico o sociale.

Limiti del diritto all’oblio

L’esercizio del diritto all’oblio deve essere sempre bilanciato con la libertà di espressione e di informazione.

La libertà di espressione e di informazione non può essere annullata, soprattutto quando si riscontra un interesse collettivo a conoscere determinati fatti. Di conseguenza, la richiesta di rimozione viene valutata in base alla rilevanza della notizia, alla posizione pubblica del soggetto coinvolto e alla sussistenza di un interesse storico o giornalistico.

Una notizia può essere ritenuta ancora utile e interessante per il pubblico se riguarda, ad esempio, un reato di particolare gravità o se ha coinvolto un personaggio noto. In questi casi, l’interesse pubblico prevale sul diritto all’oblio, e le richieste di rimozione o deindicizzazione possono essere rigettate.

Inoltre, la deindicizzazione non equivale all’eliminazione definitiva dell’informazione dalla rete: se il sito che ospita il contenuto non lo elimina, il dato potrebbe comunque essere reperibile attraverso altri motori di ricerca o, ad esempio, link diretto.

Pertanto, per ottenere una rimozione più completa, occorre rivolgersi direttamente ai gestori dei singoli siti.

Come esercitare il diritto all’oblio

Esercitare il diritto all’oblio è un processo che si snoda attraverso diversi passaggi:

  1. richiesta di rimozione al titolare del sito: il primo passo consiste nel contattare il gestore o titolare del sito web per chiedere l’eliminazione dell’informazione in questione. In molti casi, infatti, questi soggetti possono intervenire direttamente sulle pagine, rimuovendo i contenuti obsoleti o inesatti;
  2. richiesta di deindicizzazione ai motori di ricerca: qualora il titolare del sito non intervenga o decida di mantenere i contenuti, si può procedere con la compilazione dei moduli di richiesta predisposti da motori di ricerca come Google. È fondamentale fornire prove e motivazioni che spieghino perché la notizia non è più rilevante o risulti dannosa;
  3. reclamo al Garante per la Protezione dei Dati: se la richiesta al punto precedente non trova risposta adeguata o viene respinta, è possibile presentare un formale reclamo al Garante della Privacy per sollecitare un intervento dell’Autorità. Nel reclamo, è opportuno indicare con precisione i link da rimuovere, documentare il danno subìto e spiegare perché la notizia non rispecchia più un interesse pubblico attuale. Anche in questo caso, è essenziale fornire screenshot o ulteriore documentazione, e specificare le modalità con cui si è già tentato di risolvere la questione. Il Garante, dopo le necessarie verifiche, potrà ordinare al motore di ricerca o al gestore del sito l’eventuale deindicizzazione o rimozione.

Su LetteraSenzaBusta trovi un modulo per il reclamo al Garante della protezione dati già precompilato, da personalizzare in base alle tue necessità.

Inoltre, per inviare le proprie comunicazioni in modo rapido, tracciabile e con pieno valore legale, è possibile utilizzare un sistema di Posta Elettronica Certificata. Se non si possiede già una PEC, si può usufruire di SuperPec, un servizio che si attiva gratuitamente e consente di inoltrare il reclamo velocemente, online, senza doversi recare di persona presso gli uffici.

Si ricorda che la PEC ha lo stesso valore legale della raccomandata cartacea.

Conclusioni

Il diritto all’oblio assume un’importanza cruciale nell’era digitale, in cui la diffusione di dati personali è rapida e spesso fuori controllo. Grazie a questo strumento, gli individui possono tutelare la propria reputazione e privacy, eliminando dai risultati di ricerca i contenuti ritenuti non più pertinenti o lesivi.

Tuttavia, è fondamentale ricordare che la rimozione non è automatica, ma richiede una valutazione della bilanciabilità tra i diritti dell’interessato e l’interesse pubblico.

Per esercitare al meglio il diritto all’oblio, conviene procedere gradualmente: prima contattando il responsabile del sito, poi i motori di ricerca, e infine ricorrendo al Garante per la Protezione dei Dati se necessario. In ogni fase, la documentazione e l’argomentazione sono decisive, perché consentono di dimostrare la mancanza di interesse collettivo e l’eventuale pregiudizio all’onore o alla dignità della persona coinvolta.

Nel caso in cui si debba inviare un reclamo formale, è possibile usufruire del servizio di reclamo al garante GDPR per una compilazione rapida e completa del modulo necessario. E per chi desidera una comunicazione con valore legale, niente di più semplice che ricorrere a SuperPec, uno strumento che semplifica ogni passaggio di invio, tracciando la corrispondenza in modo sicuro e certificato.

In definitiva, il diritto all’oblio rappresenta un prezioso alleato a tutela della riservatezza e della dignità di ogni persona, ma va esercitato con attenzione, nel rispetto della libertà d’informazione e di cronaca che, in alcuni casi, può risultare preponderante.


Cos'è il diritto all'oblio: domande & risposte

Che cos’è il diritto all’oblio?

Il diritto all’oblio è un principio che permette alle persone di richiedere la rimozione di informazioni personali dai risultati di ricerca online o dai siti web. Questo diritto tutela la privacy e la reputazione dell’individuo, soprattutto quando i contenuti sono obsoleti, inesatti o non più rilevanti per il pubblico.

Quando si applica il diritto all’oblio?

Il diritto all’oblio si applica quando un contenuto è obsoleto, inesatto, o danneggia la reputazione di una persona senza un interesse pubblico prevalente. Tuttavia, non si applica a personaggi pubblici o a eventi di interesse storico o giornalistico che mantengono una rilevanza attuale.

Come si esercita il diritto all’oblio?

Per esercitare il diritto all’oblio, si deve prima contattare il titolare del sito per richiedere la rimozione del contenuto. In caso di risposta negativa, si può compilare un modulo sui motori di ricerca come Google o rivolgersi al Garante per la Protezione dei Dati, fornendo prove adeguate.