Takeaways:
La blockchain è una delle tecnologie più discusse degli ultimi anni, una novità che promette di rivoluzionare settori che vanno dalla finanza alla logistica, fino alla gestione dei dati.
Ma cos'è esattamente?
In parole semplici, la blockchain è un registro digitale distribuito e condiviso tra molti computer. Le informazioni (transazioni, dati, ecc.) vengono raggruppate in "blocchi" che, una volta validati, sono collegati tra loro in modo cronologico e sicuro usando la crittografia, formando una "catena". La caratteristica fondamentale è che questa catena è immutabile: una volta aggiunto un blocco, è estremamente difficile modificarlo o cancellarlo senza alterare tutti i blocchi successivi, rendendo il registro trasparente e a prova di manomissione.
Viene naturale chiedersi se questa tecnologia rivoluzionaria possa rappresentare una svolta anche nel delicato ambito della conservazione dei documenti, un'attività cruciale per aziende, professionisti e pubbliche amministrazioni che necessitano di garantire autenticità, integrità e reperibilità nel tempo. La promessa è allettante: documenti a prova di manomissione, tracciabilità completa e processi potenzialmente più snelli.
Tuttavia, come spesso accade con le innovazioni dirompenti, è fondamentale andare oltre l'entusiasmo iniziale e analizzare criticamente se l'applicazione della blockchain alla conservazione documentale porti vantaggi tangibili o se, al contrario, introduca livelli di complessità nascoste e costi che ne rendono l'adozione poco pratica rispetto a soluzioni già consolidate e normate.
Questo articolo si propone di esplorare entrambe le facce della medaglia, analizzando i punti di forza teorici della blockchain in questo contesto, le sfide implementative concrete e il confronto con i sistemi di conservazione digitale a norma, per capire se siamo di fronte a una vera innovazione o a una complicazione non necessaria.
Il principale argomento a favore dell'uso della blockchain per la conservazione dei documenti risiede nella sua architettura unica, progettata per garantire sicurezza e immutabilità, come accennato.
Ogni blocco di dati, una volta aggiunto alla catena, è crittograficamente collegato al precedente, creando una sequenza storica virtualmente impossibile da alterare senza il consenso della rete (nel caso di blockchain pubbliche o permissioned). Questo significa che un documento (o più realisticamente, la sua impronta digitale unica, chiamata hash) registrato su blockchain acquisisce una sorta di sigillo digitale a prova di manomissione. L'integrità dei dati è quindi rafforzata in modo significativo, poiché qualsiasi tentativo di modifica sarebbe immediatamente rilevabile.
Un altro vantaggio spesso citato è il timestamping certo e distribuito. La blockchain registra in modo indelebile non solo l'informazione, ma anche il momento esatto in cui è stata aggiunta. Questo fornisce una prova temporale robusta, utile in contesti legali o contrattuali dove è fondamentale dimostrare l'esistenza di un documento in una data specifica.
Inoltre, la natura distribuita del registro può aumentare la resilienza del sistema: l'informazione non risiede su un singolo server centrale, ma è replicata su più nodi, riducendo i rischi legati a guasti singoli o attacchi mirati. La trasparenza (seppur controllata nelle blockchain private) permette una tracciabilità verificabile delle operazioni, aumentando la fiducia nel processo di conservazione.
Nonostante le promesse allettanti, l'implementazione della blockchain per la conservazione documentale presenta ostacoli significativi.
Innanzitutto, i costi implementativi possono essere elevati. Sviluppare o integrare soluzioni blockchain richiede competenze specifiche non ancora diffusissime sul mercato, e l'infrastruttura tecnologica necessaria (sia hardware che software) può comportare investimenti iniziali importanti. A questi si aggiungono i costi operativi, che possono variare a seconda del tipo di blockchain utilizzata (ad esempio, le transazioni su blockchain pubbliche come Ethereum hanno un costo, il "gas fee").
Un'altra sfida cruciale riguarda i limiti di scalabilità e le performance. Le blockchain non sono state progettate per archiviare grandi volumi di dati direttamente sulla catena; farlo sarebbe estremamente costoso e lento. La pratica comune è quella di archiviare sulla blockchain solo l'hash del documento, mentre il documento effettivo risiede altrove (su server tradizionali o cloud storage).
Questo approccio ibrido risolve il problema dello storage ma introduce una complessità aggiuntiva: bisogna garantire la conservazione sicura e l'accessibilità del documento originale, collegato al suo hash sulla blockchain.
Infine, emergono sfide normative: mentre la conservazione digitale "tradizionale" in Italia è regolata da precise norme tecniche (emanate da AgID) che ne garantiscono la validità legale, l'uso della blockchain in questo contesto non è ancora pienamente standardizzato e riconosciuto come sostituto completo dei sistemi conformi.
A questo punto non ci resta che mettere a confronto l'approccio blockchain con i sistemi di conservazione digitale a norma, come quelli previsti dalla normativa italiana AgID (Agenzia per l'Italia Digitale).
Questi sistemi sono progettati specificamente per garantire nel tempo la validità legale garantita dei documenti informatici, attraverso processi ben definiti che includono firma digitale, marca temporale qualificata e la figura del Responsabile della Conservazione. Offrono un quadro normativo chiaro e consolidato, riconosciuto in tribunale e accettato dalla Pubblica Amministrazione e sono progettati per assicurare l'autenticità, l'integrità, l'affidabilità, la leggibilità e la reperibilità dei documenti conservati, rispettando requisiti tecnici e organizzativi precisi.
La blockchain, pur offrendo garanzie di immutabilità sull'hash e sul timestamp, potrebbe non soddisfare nativamente tutti i requisiti della normativa AgID senza integrazioni complesse.
Ad esempio, la gestione delle identità digitali, la conformità ai formati standard richiesti, o la nomina formale di un Responsabile della Conservazione potrebbero richiedere architetture ibride che combinano la blockchain con elementi dei sistemi tradizionali.
Inoltre, le soluzioni mature di conservazione digitale sono spesso più semplici da implementare e gestire per le aziende, con costi prevedibili e un ecosistema di fornitori e competenze ben sviluppato. Per la maggior parte delle esigenze di conservazione documentale standard, i sistemi conformi AgID rappresentano oggi la scelta più pragmatica, sicura e legalmente riconosciuta.
Tirando le somme, la blockchain applicata alla conservazione dei documenti presenta caratteristiche innovative indiscutibili, soprattutto per quanto riguarda l'immutabilità e la trasparenza. Può rappresentare una tecnologia di grande interesse per specifici casi d'uso dove la necessità di una prova di esistenza e integrità a prova di manomissione è assolutamente critica (es. proprietà intellettuale, atti notarili ad alto valore, tracciabilità di filiera).
Tuttavia, nel bilancio finale, per le esigenze quotidiane di conservazione documentale di aziende e professionisti, le sfide legate a costi, complessità, scalabilità e, soprattutto, all'integrazione con il quadro normativo vigente (come quello AgID in Italia), la rendono spesso una complicazione non necessaria rispetto a soluzioni più mature e consolidate.
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Cos'è la blockchain e perché se ne parla per la conservazione documentale?
La blockchain è un registro digitale distribuito che consente di registrare informazioni in modo sicuro e immutabile. Nel contesto della conservazione documentale, viene considerata per la sua capacità di garantire l’integrità dei dati e una tracciabilità a prova di manomissione, grazie all’utilizzo di tecnologie crittografiche e al timestamping distribuito.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi nell'uso della blockchain per conservare documenti?
Tra i vantaggi troviamo sicurezza, immutabilità dei dati e timestamping certo. Tuttavia, l’uso della blockchain comporta complessità tecnologiche, costi elevati e sfide normative, poiché la tecnologia non è ancora pienamente integrata nei sistemi di conservazione conformi alla normativa italiana.
La blockchain può sostituire i sistemi di conservazione digitale a norma AgID?
Al momento, la blockchain non è in grado di sostituire completamente i sistemi di conservazione digitale a norma AgID. Questi ultimi offrono garanzie legali, standard tecnici precisi e sono riconosciuti ufficialmente. La blockchain può essere utile in casi specifici, ma per la maggior parte delle esigenze aziendali e professionali, le soluzioni tradizionali restano più pratiche e sicure.